Il noto giornalista Vittorio Feltri ha parlato della grande attenzione verso Pippo Baudo dopo la sua dipartita dello scorso 16 agosto 2025.
I funerali in diretta tv, i tanti articoli sulla sua famiglia e la sua carriera e, ovviamente, anche le rivelazioni, vere o presunte, sul suo patrimonio. Sono state veramente tante le notizie su Pippo Baudo dopo la sua morte ed è proprio di questo che Vittorio Feltri ha voluto parlare nel suo editoriale per Il Giornale rispondendo ad un lettore che ha parlato di “esagerata santificazione di Baudo”.

Feltri e il “culto postumo” di Pippo Baudo
“La santificazione postuma di Pippo Baudo, che in vita era stato ridotto quasi all’oblio, è un esercizio nauseante di ipocrisia collettiva”, ha esordito Feltri su Il Giornale nel suo editoriale. “Da sabato scorso, quando il presentatore è morto, non c’è telegiornale, talk-show o rete televisiva che non abbia trasformato la sua figura in oggetto di un culto ossessivo […]”.
Il giornalista ha, di fatto, sottolineato il problema di questa furia mediatica dopo la morte del compianto conduttore: “[…] Il punto è proprio questo: Baudo è stato protagonista assoluto della televisione per decenni, ha dato volto e voce all’intrattenimento italiano, ha incarnato il modello del nazional-popolare. Poi, una volta archiviata la sua stagione, nessuno se n’è più occupato. Silenzio assoluto. Non se ne è parlato per lustri, come se fosse un soprammobile dimenticato in soffitta“.
L’ipocrisia
Feltri ha manifestato fastidio per questo comportamento verso il presentatore e ha quindi aggiunto: “[…] Mi domando: perché la Rai non gli ha riservato attenzione quando era vivo, relegandolo piuttosto a comparsate marginali, trattandolo quasi come un reperto archeologico? Perché la cultura dominante ha finto che non esistesse, salvo poi rimetterlo al centro della scena ora che non può più dire la sua?”.
Da qui l’amara realtà: “La verità è che ci ricordiamo delle persone solo quando non ci sono più, e questo non è omaggio, è scherno. […] Siamo ipocriti? Indifferenti? Probabilmente entrambe le cose. Siamo un popolo che celebra la memoria per non dover affrontare la realtà. Preferiamo piangere i defunti piuttosto che rispettare i vivi”.
Nella conclusione del suo editoriale, Feltri ha quindi sintetizzato il concetto di ipocrisia generale spiegato in precedenza: “[…] Così è andata con Baudo: da ‘vecchio arnese’ dimenticato a ‘colonna della Nazione’. Un teatro che dice molto più di noi che non di lui”.